Per i ragazzi della Fanciullezza la visione di sei pellicole di successo è stata l’occasione per ragionare insieme sui temi più importanti del loro percorso e per padroneggiare meglio le loro emozioni
Secondo il filosofo Umberto Galimberti una delle principali funzioni della letteratura, soprattutto se fruita da bambini e da adolescenti, è quella di “educare alle emozioni”. Scoprire nelle storie raccontate dai libri le stesse paure, le stesse inquietudini della vita di tutti i giorni aiuterebbe a capirle meglio, a non farsene travolgere, a considerarle tappe normali della propria crescita. Questa funzione (che nei tempi antichi era svolta dai miti, e per tanti secoli è stata propria della letteratura) oggi passa anche attraverso le moderne forme di narrazione, fra cui il cinema. Partendo dalle storie viste in un film si può imparare a fronteggiare le proprie esperienze personali. È questo, in fondo, il principio che ha spinto La Fanciullezza a organizzare, anche quest’anno, un cineforum interno per i ragazzi ospitati nelle comunità educative, un ciclo di film che ruotavano intorno ai temi più vicini alla loro sensibilità.
Sei grandi storie
Il tentativo, che quest’anno ha riguardato i ragazzi di età compresa fra i 14 e i 17 anni, è stato quello di creare un clima di condivisione rispetto a situazioni che loro stessi hanno vissuto e fronteggiato, cercando di ragionare insieme sul tema delle opportunità e sul sentirsi meno soli. La lista di titoli selezionati va perfettamente in questa direzione. Il ciclo di film è iniziato con Quasi amici, commedia francese di grande successo incentrata sull’amicizia fra un ricco signore tetraplegico e il suo badante di colore, proveniente da una banlieu parigina; un inno ai rapporti umani capaci di andare oltre le barriere fisiche, razziali e sociali. Molto partecipata anche la visione di un film che tocca da vicino le storie di tanti ospiti dell’Associazione, Il mio nome è Adil, storia di una sofferta integrazione culturale e sociale: questa pellicola ha suscitato nei ragazzi ricordi molto personali e li ha aiutati a parlare liberamente della loro esperienza, condividendola con gli altri. Un tema altrettanto forte era al centro di 12 anni schiavo, premiato con l’Oscar per il miglior film del 2013, storia vera di un uomo privato della sua libertà nell’America dell’Ottocento; dopo la visione di questo film i ragazzi, che hanno avuto bisogno di più tempo del solito per mettere a fuoco le loro emozioni, hanno rilevato soprattutto i privilegi e le occasioni che, a differenza del protagonista del film, hanno a disposizione per indirizzare la propria vita verso un futuro sereno. Concludono il ciclo di film proposti Coach Carter, incentrato sul tema dello sport come occasione di riscatto sociale, Lion – La strada verso casa, incredibile storia vera di un ragazzo alla ricerca della propria identità, e The Millionaire, una favola moderna ambientata nelle baraccopoli di Mumbai. Un’esperienza positiva, che senz’altro verrà riproposta nel prossimo futuro.