Livia è una volontaria di lungo corso a La Fanciullezza e in questa intervista ci racconta la sua esperienza presso la nostra Associazione
Livia, che cosa significa per te essere una volontaria?
«Esserlo è il mio modo per continuare a rendermi utile. Sono un’insegnate di lettere in pensione per cui ho avuto sempre a che fare con i ragazzi; un lavoro che amavo molto e prima del pensionamento mi sono detta che avrei avuto la possibilità di impiegare una parte del mio tempo libero donandolo agli altri, una scelta di cui non mi sono mai pentita».
Com’è entrata La Fanciullezza nel tuo percorso?
«Per puro caso: mia figlia, che all’epoca era un’adolescente impegnata nel volontariato, era venuta a conoscenza dell’Associazione attraverso il suo oratorio rimanendo positivamente colpita da questa struttura. Fu proprio lei a consigliarmi di contattare La Fanciullezza ed è così che 12 anni fa è iniziato il mio percorso di volontariato presso questa bella realtà».
Quale attività svolgi per La Fanciullezza?
«La prima attività che ho svolto è stata quella di sostegno allo studio. Una volta alla settimana mi recavo nella Casa Cerbiatti, aiutavo i ragazzi a fare i compiti e dopo ci intrattenevamo in conversazioni che mi hanno permesso nel tempo di stabilire un rapporto positivo con ciascuno di loro. Successivamente, una volta andata in pensione, mi sono occupata di accompagnare i bambini più piccoli a svolgere fuori dalla struttura le rispettive attività sportive. Ancora oggi questo è il mio contributo all’Associazione, si tratta di un impegno di qualche ora che mi soddisfa molto.
Anche mio marito, vista la mia esperienza positiva e quella di mia figlia, ha deciso di fare volontariato a La Fanciullezza e come me accompagna un bimbo al suo corso settimanale di calcio. Ci piace molto partecipare anche alle occasioni di incontro organizzate dall’Associazione come la festa di Natale, che ci dà anche l’opportunità di rivedere alcuni ragazzi che sono stati ospiti de La Fanciullezza e tornano volentieri a salutare i responsabili, gli educatori e noi volontari».
C’è un episodio che ricordi in particolare?
«Proprio in occasione di una festa di Natale ho avuto modo di rivedere un ragazzo straniero che avevo conosciuto durante i primi anni di volontariato; all’epoca aveva 11 anni e dopo qualche tempo era stato affidato ad una famiglia, lasciando così la struttura. È stato felice di rivedermi e di potermi raccontare del suo lavoro e della sua bella famiglia, questo mi ha dato molta gioia».
Consiglieresti di fare volontariato presso questa Associazione? Perché?
«Lo consiglierei perché da sempre noto nell’ambiente de La Fanciullezza una grande serenità nei bimbi e negli adolescenti che vi sono ospitati, sia io che mio marito ritroviamo in loro allegria e positività; credo che questo sia un grande merito dell’Associazione che è strutturata affinché i bimbi e i ragazzi abbiano un loro spazio personale ed educatori molto preparati sempre presenti in grado di supportarli e farli sentire come membri di una famiglia. Trovo che sia arricchente e utile per i bambini e per gli adolescenti avere delle persone che si prendano con tanta attenzione cura di loro e questo invoglia a sostenere la struttura anche attraverso il volontariato».
In conclusione, cosa credi possa fare il volontariato?
«Il volontariato fa bene sia a chi lo riceve che a chi lo fa poiché permette di aprirsi agli altri e sostenerli, restituendo così un po’ di quello che si è ricevuto. Spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere in un paese come l’Italia a fronte di altre realtà in cui persino la libertà personale è messa in discussione. Fare volontariato è anche un modo per dare il giusto peso ai propri problemi che sulle prime possono apparire enormi ma che spesso, una volta confrontati con le vite altrui, si ridimensionano poiché si acquisisce un modo nuovo di guardarli.
Infine è un modo per restare attivi anche da pensionati non sprecando il proprio tempo ma impiegandolo per compiere un’azione di supporto verso chi ne ha bisogno».