Premessa e analisi del bisogno
La presenza di cittadini stranieri nel territorio milanese è ormai un dato strutturale e non più occasionale. Alla città e ai suoi servizi è, dunque, richiesto un passaggio da una “gestione” del cittadino straniero come “problema” a una gestione pedagogica delle differenze non come elemento residuale/aggiuntivo, ma come elemento educativo e formativo. L’accoglienza presuppone aspetti di comunicazione tra culture, anche con risvolti problematici per le possibili resistenze o chiusure. Il processo di accoglienza/integrazione dei minori e delle loro famiglie non si esaurisce nella scuola, né la scuola può agire isolatamente, ma occorre che si integri il progetto anche con altre azioni e altri soggetti – Enti, Servizi, Istituzioni, Associazioni – della comunità locale. La nostra Fondazione da sempre prevede interventi specifici per l’utenza straniera, secondo una mission per cui gli stessi interventi mirino ad un processo di integrazione e sviluppino il concetto di intercultura. Il presente progetto è pensato in un’ottica di forte sensibilizzazione e coinvolgimento del territorio, su tre piani: far conoscere le altre culture a partire dalle famiglie con bambini piccoli (con il Nido come servizio di riferimento), accompagnare sul territorio e in Comunità l’inclusione socio-culturale dei preadolescenti e degli adolescenti (con il Cag e le Comunità educative come servizi di riferimento).
Azione 1: “I Colori del Mondo” – laboratori ludo-didattici all’Asilo Nido
1.1 Finalità e obiettivi generali
In linea con il progetto dello scorso anno, il Servizio per la Prima Infanzia si propone di favorire e supportare la relazione fiduciaria bambino-genitore offrendo occasioni, riflessioni e sollecitare intenzionalità solidali in favore di tutti i bambini di culture diverse e lievi disabilità.
L’Asilo Nido di ControVento quindi favorisce anche una politica di integrazione per i bambini e le famiglie immigrate che vivono nel tessuto sociale della comunità. Infatti il modello educativo di “flessibilità” ed accoglienza proposto, risponde agli accadimenti socio – culturali che stiamo vivendo: l’asilo in quest’ottica si propone anche come luogo e strumento di integrazione informale, ovvero di scambio culturale e linguistico.
La multiculturalità diventa una dimensione trasversale al progetto educativo come occasione di crescita in una dimensione aperta e stimolante in cui i codici culturali non sono univoci, ma acquisiti attraverso un percorso esperienziale di condivisione da parte del bambino stesso e dell’adulto (genitore, nonni,) referente.
L’asilo nido proseguirà nell’intento di creare un contesto educativo-relazionale adeguato al fine di favorire l’integrazione di tutti i bambini e di supportare i genitori nel difficile compito di educare i figli. Pertanto verranno attivati momenti individualizzati e di gruppo per il sostegno alle famiglie anche appartenenti a culture diverse.
Tale percorso di sensibilizzazione prevede la partecipazione attiva di tutti gli agenti coinvolti nella crescita del bambino, con una particolare attenzione anche al coinvolgimento dei nonni.
La relazione che si instaura con il genitore è di reciprocità, la quale implica un atteggiamento di rispetto e di apertura all’ascolto e alla condivisione di conoscenze ed esperienze, nonchè di assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro. Reciprocità intesa anche come condivisione di obiettivi comuni. In tal senso quindi, il nido diviene la sede nella quale genitori ed equipe educativa condividono un interesse comune: il benessere del bambino.
Attraverso il supporto alle famiglie e alla coppia madre-figlio, l’asilo sostiene e promuove esperienze di aiuto reciproco tra famiglie, inoltre struttura e favorisce l’incontro tra culture diverse all’interno di uno spazio dedicato ai più piccoli e ai più fragili. I momenti dedicati alle famiglie saranno un luogo d’ incontro e di riflessione, ma anche di informazione sui servizi esterni esistenti creando un continuum relazionale ed educativo sia al bambino che alla famiglia.
1.2 Obiettivi specifici
In questa prospettiva l’azione si propone di:
- Creare momenti di aggregazione fra i genitori (o altre figure di riferimento) e i bambini nella fascia di età 0-3 anni quale opportunità ludica, educativa, relazionale e di integrazione, quale inizio di un percorso di sensibilizzazione “all’altro“ come individuo unico che nel suo essere “altro” da me diviene stimolo e risorsa . Anche per quest’anno è prevista l’attivazione di un lavoro di inclusione con l’accoglimento di bambini da patologie leggermente invalidanti
- Sensibilizzare i bambini (dai 12 Mesi ai 3/5 anni) insieme ai genitori, ad accogliere ed accettare, le differenze di abitudini ed i comportamenti provenienti da culture diverse dalle nostre: in particolare dei seguenti paese Cina, Perù, Francia, Albania ed allenare l’adulto referente ad un pensiero sempre più aperto, disponibile e di tolleranza.
Le tematiche culturali differenti emergeranno attraverso l’attivazione di laboratori, momenti di riflessione sui temi che concernono il ruolo genitoriale e l’interazione con figure professionali competenti.
1.3 Metodologia
Il percorso prevede attività specifiche utili a:
- strutturare spazi e tempi dedicati al gioco tra genitori e figli
- ricercare strategie per l’accoglienza e la partecipazione attiva dei genitori stranieri
- ampliare la possibilità e la qualità delle relazioni interpersonali sia tra genitore e bambino, sia sociali attraverso gli incontri formativi per adulti
- conoscere le culture e le abitudini dei paesi d’origine
- sensibilizzare e far crescere l’attenzione sull’accoglienza di bambini stranieri anche in situazioni di difficoltà e disagio
Azione 2: “Officina del Sapere” – Centro di Aggregazione Punto&Virgola
L’area di innesco del progetto riguarda la zona 3, quartiere ibrido, al confine tra il centro (Porta Venezia) e la periferia (Cimiano-Crescenzago), tra classe medio-alta e classi popolari, tra normalità e devianza; qui, dove molteplici diversità, etniche, sociali, culturali, s’incontrano e scontrano ogni giorno, si giocano grandi potenzialità di formazione, unite tuttavia ad un elevato grado di complessità.
Il fenomeno della dispersione scolastica in Zona 3 rende necessario un intervento in grado di rispondere alle diverse domande emergenti dal territorio stesso: bisogno e desiderio di un clima scolastico sereno che tuteli le differenze; sostegno scolastico dei minori più fragili senza penalizzare le eccellenze; coinvolgimento delle famiglie nell’iter formativo; luoghi e spazi di socialità che risultino funzionali ai percorsi formativi. E’ quindi proprio ai minori, in particolare alla fase di passaggio tra preadolescenza e adolescenza con un focus specifico sui minori stranieri, che tale percorso intende rivolgersi, non trascurando le agenzie educative primarie e, quindi, fondamentali e ad esso connesse: la scuola e la famiglia.
Scuola e famiglia sono i contesti principali in cui i giovani si formano, diventano adulti, futuri cittadini e cittadine. La scuola è il luogo principale dove gli adolescenti trascorrono il loro tempo, un laboratorio privilegiato d’inclusione sociale. Ed è qui che il progetto vuole intervenire principalmente, costruendo “ponti” tra preadolescenti, adolescenti, adulti, insegnanti, famiglie, italiani e stranieri. Sempre più coinvolta e soggetta alle continue trasformazioni e bisogni che i processi comportano, la scuola diventa la protagonista principale della promozione dell’intercultura.
Il tasso maggiore di drop out si registra – limitando la statistica alla Zona 3 – nel passaggio dalla scuola media al primo biennio delle scuole secondarie superiori; quanto alle dimensioni sommerse, va ricordato il modesto livello raggiunto nei processi di apprendimento nella scuola media inferiore, dove si segnala che poco meno della metà dei licenziati riceve il giudizio di “sufficiente”.
L’analisi del contesto evidenzia infine come tali interventi debbano assumere valenza preventiva, atta a scoraggiare l’abbandono della scuola da parte del giovane: una volta che la dispersione entra nella sua fase conclamata ed il ragazzo fa il suo ingresso nel mondo del lavoro, le probabilità che esso faccia ritorno al percorso formativo intrapreso, sono assai meno verificabili.
La rilevazione del bisogno relativa al quartiere coinvolto, evidenzia pertanto come asse di intervento prioritario la prevenzione della dispersione scolastica, in particolare relativamente all’accompagnamento nel passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo grado, considerato momento critico per la buona riuscita della carriera scolastica.
Segnaliamo, inoltre, che il progetto coinvolgerebbe quest’anno solo il Cag “Punto&Virgola”, che accoglie una percentuale molto significativa di minori stranieri, che costituiscono il target principale del presente progetto in un’ottica di interculturalità.
2.1 Finalità e obiettivi generali
Il presente progetto si ripropone di favorire la comunicazione tra studenti e insegnanti e tra insegnanti e genitori; favorire la condivisione e il confronto tra i diversi sguardi educativi rivolti ai minori, da parte degli adulti di riferimento; favorire la creazione di un tessuto connettivo tra diversi ordini di scuole. Qui di seguito gli obiettivi riferiti ai diversi soggetti coinvolti:
- Target Ragazzi: potenziare le capacità di decision making; favorire l’aumento di consapevolezza emotiva; contribuire all’accrescimento dei fattori protettivi e alla riduzione dei fattori di rischio; promuovere il benessere attraverso la valorizzazione del protagonismo giovanile; favorire modalità di apprendimento più efficaci.
- Target Insegnanti (indirettamente): favorire la rielaborazione delle problematiche didattiche e delle problematiche relazionali con gli studenti; favorire lo scambio di nuove strategie d’intervento all’interno del corpo docenti; contribuire allo sviluppo e al riconoscimento del ruolo educativo, con particolare attenzione al binomio educare/istruire.
- Target Genitori (indirettamente): promuovere la partecipazione attiva dei genitori all’interno dell’istituzioni scolastiche; facilitare l’elaborazione della relazione genitore-figlio/a nel periodo di passaggio tra i diversi ordini di scuole.
2.2 Obiettivi specifici
In considerazione delle finalità di cui sopra, l’azione specifica si propone di:
- Fornire agli utenti – in particolare i ragazzi stranieri – quegli strumenti metodologici e comportamentali in grado di garantire un corretto prosieguo dell’iter scolastico
- Sviluppare una metodologia di insegnamento incentrata più sui metodi e sulle abilità, piuttosto che sui contenuti
- Rendere più fluido il passaggio di informazioni tra i docenti e tra i diversi ordini di scuola (integrazione tra i cicli)
- Mettere in atto opportune strategie di ri-orientamento, (promozione di attività di accoglienza, redazione di una ‘mappa dei servizi educativi, presenza di tutor e programmazione di interventi informativi)
- Rimotivare allo studio, attraverso una didattica più flessibile ed adattabile alle strategie e agli stili individuali
- Orientare e creare consapevolezza rispetto all’iter formativo
- Promuovere il senso di appartenenza al gruppo dei pari attraverso attività ludico-ricreative
- Stimolare gli interessi dei ragazzi in vista dell’uscita dalla scuola media in prospettiva di un’esperienza scolastica professionale
2.3 Attività
Il progetto è volto a sensibilizzare i ragazzi e le ragazze di terza media – in particolare quelli stranieri – con difficoltà all’apprendimento scolastico, non a causa di disturbi o problematiche cognitive, ma perché disabituati per cultura o per motivi di carattere sociale, al contesto di apprendimento scolastico tradizionale e quindi a rischio di dispersione scolastica, in quanto provenienti da contesti famigliari problematici. L’attività si propone pertanto di utilizzare metodologie diverse, che coniughino esperienza concreta e sapere teorico, avvalendosi di laboratori formativi a tema (in orario extrascolastico) in relazione alla materie scolastiche, in accordo con i docenti di riferimento e con i genitori, fin dalla fase di progettazione, e che abbiano quindi una ricaduta effettiva sul rendimento scolastico del singolo, attraverso una valutazione vera e propria del “prodotto” finale del laboratorio e di visibilità sull’intera classe. Sarà importante valorizzare i laboratori formativi come possibilità di apprendimento con metodologie “altre“ e occasione per i ragazzi e ragazze a cui viene proposto, non come discriminante rispetto all’intero gruppo classe. Fruitori dell’azione saranno i ragazzi di terza media che rifiutano, almeno momentaneamente, una proposta formativa “standardizzata”, in quanto non hanno interiorizzato quei comportamenti basilari indispensabili per affrontarla con successo. Lo scopo è offrire loro una opportunità di apprendimento extracurricolare, come sostegno all’apprendimento da attuarsi parzialmente attraverso la frequenza alle attività in spazi pomeridiani, previo accordo e collaborazione con i consigli di classe di riferimento. La proposta sarà strutturata in modo da valorizzare le risorse e le attitudini di ciascuno, creando un ambiente motivante per i ragazzi. I percorsi saranno sviluppati da una coppia di operatori che curerà sia l’acquisizione di abilità pratiche sia l’aspetto educativo come il rispetto degli impegni, la correttezza dei rapporti interpersonali e la motivazione all’apprendimento. Parallelamente al percorso vi sarà la fase di emersione necessaria a valutare la possibilità di un breve percorso di orientamento/ri-orientamento rispetto al ciclo di studi/formazione successivo.
Vi saranno anche laboratori su stereotipo/pregiudizio. Sarà necessario facilitare la comprensione di attività diversificate all’interno del gruppo ed evitare la discriminazione tra ragazzi. L’azione si rivolgerà a gruppi di preadolescenti e adolescenti di che manifestano il bisogno e l’interesse a socializzare temi legati alle culture giovanili: linguaggi, modelli culturali, promozione del benessere, prevenzione alle dipendenze. Tale aspetto favorirà la fase di emersione e rielaborazione di una serie di stereotipi e luoghi comuni che inibiscono una riflessione e un approccio critico al proprio processo formativo. Verrà posta particolare attenzione alla relazione educativa, al tema dell’intercultura e della differenza.
2.4 Metodologia
L’idea progettuale è nata dalla collaborazione tra Fondazione e le scuole del territorio, tale sinergia ha favorito una comune lettura dei bisogni scoperti del territorio in questione: il bisogno di apprendimento della lingua italiana per lo studio, l’integrazione tra alunni stranieri ed italiani, il supporto alla genitorialità, in particolare nel rapporto con la scuola.
I vantaggi della strategia che adotteremo riguardano le sinergie tra agenzie con competenze diversificate: scolarizzazione, socializzazione, adulti e minori. Vi sarà un intervento multi disciplinare: laboratori di prevenzione al pregiudizio per italiani e stranieri, laboratori espressivi per valorizzare la creatività dei ragazzi e delle ragazze, etc.
Un altro punto di forza sarà rappresentato dal lavoro di rete: la partecipazione al Tavolo Territoriale minori di zona 3, il coinvolgimento di agenzie quali i Servizi Sociali, i volontari della zona, possono influenzare positivamente l’andamento del progetto. Il progetto prevede due aree con due differenti – ma complementari – target: i minori e le loro famiglie, secondo specifiche azioni.
L’azione specifica ricade in una dimensione temporale che va da Novembre 2017 a Luglio 2018, per favorire la ripresa e la restituzione di alcune attività all’inizio dell’anno scolastico successivo a quello in cui verrebbe realizzato il progetto.
Azione 3 – Attività di promozione e integrazione culturale – Comunità Educative
3.1 Finalità e obiettivi generali
I minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio costituiscono un’emergenza che necessita di tempestive modalità di tutela e prevenzione, al fine di una progressiva integrazione, in quanto rappresentano una delle categorie maggiormente vulnerabili e a rischio di esclusione sociale e di discriminazioni: essi, infatti, non conoscendo la lingua, la cultura, e trovandosi in assenza di vitto e alloggio, unitamente alle difficoltà di accedere autonomamente ai servizi (sanitari, sociali, scolastici), risultano gravemente esposti a rischi di sfruttamento e di coinvolgimento in attività illegali.
Pertanto, in seguito all’esplicita richiesta del Servizio di Pronto Intervento del Comune di Milano, la Fondazione ha proceduto, a decorrere dall’anno 2011, all’accoglienza di minori stranieri non accompagnati di età compresa tra i 12 e i 18 anni, collocati all’interno delle tre Comunità Educative maschili. Le Comunità hanno attuato Progetti Educativi implementati e monitorati allo scopo di sostenere i ragazzi ospiti verso condizioni di vita autonoma, nella tutela della cultura di provenienza e della religione professata e sono state progressivamente organizzate in modo da creare gruppi misti per etnia e provenienza con l’intenzione di favorire una sempre maggiore integrazione.
In considerazione della sperimentazione dell’efficacia del percorso multiculturale e, in relazione agli inserimenti che vengono ciclicamente effettuati, si ritiene premiante riproporre con continuità gli interventi volti alla promozione interculturale anche per l’anno 2017-2018, al fine di consentire ogni anno ai ragazzi ospiti che iniziano la permanenza presso le Comunità Educative, il supporto di una metodologia di intervento funzionale e finalizzata all’attivazione delle risorse personali e di gruppo.
Inoltre, in considerazione della positiva attivazione di supporto ai neomaggiorenni dimessi, svolta durante l’anno 2016-2107, è stato possibile effettuare un monitoraggio a lungo termine che ha efficacemente presidiato la fase di transizione, permettendo ai ragazzi la possibilità di consolidarsi nei vari progetti abitativi e lavorativi, consentendo un supporto pratico ed educativo, al fine di poter predisporre le condizioni idonee per l’effettiva indipendenza. Resta confermato come il trimestre successivo alle dimissioni costituisca, oggettivamente, un fattore di fragilità e disorientamento personale, dovuto alla riorganizzazione dei ritmi di vita e alla gestione complessiva delle istanze di autogestione.
Ulteriore considerazione riguarda l’inclusione e il supporto alla genitorialità sempre più necessaria con i nuclei familiari stranieri di riferimento dei minori inseriti. Tale supporto, anche estesa ai connazionali o ai parenti che a vario titolo costituiscono un riferimento familiare per i minori stranieri non accompagnati inseriti presso le Comunità Educative, si rende sempre maggiormente necessario al fine di promuovere un progetto familiare maggiormente condiviso, una circolarità di informazioni rispetto all’andamento del percorso del minore con l’intento di allineare le aspettative reciproche e l’adempimento del mandato migratorio, all’interno delle reti familiari.
SottoAzione 1 – Attività di promozione e integrazione culturale all’interno delle tre Comunità Educative maschili (Case: Cerbiatti, Gabbiani, Arca) e sostegno ai neomaggiorenni dimessi.
Le tre Comunità maschili, a decorrere dall’anno 2014, sono state organizzate in modo da creare gruppi misti per etnia e provenienza con l’intenzione di favorire una sempre maggiore integrazione tra i ragazzi inseriti. Il proseguimento di un intervento di Mediazione Culturale che possa perseguire un modello sociale flessibile e aperto alle trasformazioni, unitamente ad un approccio favorevole allo scambio e alla reciprocità nella dinamica fra culture diverse, costituisce parte fondamentale e strutturale del Progetto Educativo Individualizzato di ogni minore ospite.
In considerazione della sperimentazione dell’efficacia del percorso di integrazione, sperimentato durante il triennio 2014-2017 e, in relazione agli inserimenti recentemente effettuati, si ritiene premiante riproporre gli interventi volti alla promozione interculturale anche per l’anno 2017-2018, al fine di consentire ai ragazzi ospiti che hanno da poco iniziato la permanenza presso le Comunità Educative il supporto di una metodologia di intervento funzionale e finalizzata all’attivazione delle risorse personali e di gruppo.
Inoltre, in previsione del compimento della maggiore età di sei ragazzi ospiti, durante il corso dell’anno 2018, si ritiene necessario perseguire un percorso di accompagnamento strutturato e circoscritto al trimestre successivo alle dimissioni, al fine di sostenere i neomaggiorenni durante la complessa fase di passaggio che implica sia l’espletamento di svariate pratiche amministrative (Permesso di Soggiorno, documenti sanitari, contratto lavorativo, apertura di un conto bancario, dichiarazione di ospitalità, cambio di residenza) che non è possibile anticipare durante la permanenza in Comunità, sia la necessità di un monitoraggio educativo necessario per presidiare le criticità del passaggio ad uno stile di vita totalmente sganciato dal sostegno dei Servizi Sociali.
3.2 Obiettivi specifici
L’azione che si intende attivare si declina in due fasi:
- La promozione all’interno delle comunità Educative, con una consolidata logica di sperimentazione quotidiana, dell’attivazione di spazi di mediazione interculturale, effettivi percorsi di educazione multietnica.
- Il supporto, al termine del percorso comunitario, relativo alla realizzazione di tutto ciò che attiene ad una effettiva condizione autonoma.
Si ritiene che, il percorso di educazione multietnica (garantito e monitorato da un operatore con funzioni di mediazione culturale) sollecitato dalla condivisione della quotidianità, possa facilitare i progetti di intercultura e consolidare il raggiungimento di obiettivi quali:
- l’attivazione, mediante attività strutturate di un clima relazionale di apertura e di dialogo;
- la creazione delle condizioni appropriate volte a facilitare e migliorare la comunicazione;
- la conoscenza reciproca di abitudini e valori, supportando una relazione positiva tra soggetti di culture diverse per evitare conflitti e discriminazioni;
- la partecipazione attiva all’elaborazione e promozione di progetti di inclusione, sostegno e valorizzazione sociale.
A tale proposito, il periodo di permanenza del minore viene considerato come concreta occasione di cambiamento e di prevenzione sociale nel rispetto e nella tutela della cultura di provenienza.
Per quanto concerne, invece, il sostegno ai neomaggiorenni, l’intento risulta quello di traghettare i minori durante la fase di passaggio dalla Comunità ad un alloggio autonomo, consentendo loro un supporto pratico ed educativo, al fine di poter predisporre le condizioni idonee per l’effettiva indipendenza. Si è individuato come tempistica il trimestre successivo alle dimissioni, in quanto si è sperimentato come oggettivamente, tale periodo costituisca un fattore di vulnerabilità e disorientamento personale, dovuto alla riorganizzazione dei ritmi di vita e alla gestione complessiva delle istanze di autogestione.
Con ogni utente, il cui mandato migratorio dichiarato consiste nel sostegno economico al nucleo familiare d’origine unitamente alla ricerca di possibilità di vita migliorative, viene definito un Progetto Individuale con obiettivi specifici. In particolare, si intende a garantire ad ogni ospite:
- l’orientamento alla rete dei servizi del territorio;
- l’espletamento delle pratiche di tutela sanitaria;
- l’assistenza per la regolarizzazione del permesso di soggiorno, del contratto lavorativo e del contratto di affitto;
- la gestione economica personale
SottoAzione 2 – Percorsi di Sostegno alla Genitorialità per i minori stranieri inseriti
Durante il periodo di permanenza dei minori, accade frequentemente, di dovere affrontare le problematiche connesse all’evoluzione delle relazioni parentali, connotate dall’esperienza della separazione e della ricomposizione dei nuclei familiari. Tale situazione tende a verificarsi sia all’interno delle visite “monitorate e protette” in cui i minori stranieri, collocati presso le Comunità Educative incontrano i rispettivi familiari con la presenza degli educatori, sia nel contesto dei rapporti parentali maggiormente autonomi, in cui ad esempio i minori stranieri non accompagnati incontrano parenti prossimi che costituiscono l’unico riferimento familiare presente sul territorio milanese. Si rilevano spesso le condizioni per cui le persone immigrate con figli si trovano a dovere conciliare riferimenti, modelli e pratiche di cura diversi. I messaggi che provengono dal Paese di Origine, dalla storia personale e familiare, dalle esperienze condotte altrove, talvolta presentano difficoltà a conciliarsi con le istanze dei Servizi Territoriali, il cui significato non sempre è condiviso e compreso. Il vissuto di dissonanza cognitiva fra ciò che si è sperimentato e ciò che viene proposto nei paesi d’accoglienza rischia di rendere complesse le scelte di cura, impoverire la relazione genitoriale, suscitare timori e paure che si trasmettono ai figli.
Inoltre, la vulnerabilità della coppia o, sempre più spesso, dei nuclei monoparentali, i problemi di inserimento sociale, le difficoltà linguistiche e culturali rappresentano ostacoli che, talvolta, impediscono ai genitori o ai familiari di comprendere le difficoltà dei figli o dei minori loro affidati, di dedicare loro l’attenzione di cui necessitano e di sentirsi capaci di rappresentare un riferimento al sostegno educativo. La presenza di nuclei familiari stranieri richiede quindi, l’ampliamento di una prospettiva interculturale capace di ascoltare e rispondere in modo adeguato ai loro bisogni.
La seguente azione per l’attivazione di un sostegno alla genitorialità si configura come il tentativo di operare una rielaborazione della diversità dei modelli educativi e valoriali all’interno del nuovo ambiente culturale che tende a modificare l’equilibrio preesistente e, se non supportato, inficia il percorso di integrazione. La costruzione dell’identità soggettiva collocata tra due mondi (di origine e di accoglienza), in un contesto pluriculturale è una acquisizione particolarmente complessa che richiede il coinvolgimento della rete parentale presente.
3.3 Obiettivi specifici
L’intervento si pone, sinteticamente, i seguenti obiettivi:
- Osservazione, in ambito educativo, della qualità della relazione tra il minore inserito e il proprio familiare (genitori o parenti)
- Sostegno delle capacità genitoriali e relazionali per sensibilizzare i familiari al raggiungimento di una reale consapevolezza degli stili educativi e culturali.
- Individuazione degli obiettivi specifici per ogni singolo nucleo ed elaborazione (in accordo con i Servizi Sociali invianti), di un progetto individualizzato di supporto.
- Valorizzazione delle diversità socio-culturali e successiva integrazione con le istanze del nuovo contesto
La metodologia prevede una sinergia di interventi di supporto psicologico e attività socio-educative modulate in relazione all’età dei minori inseriti e declinati in uno spazio di ascolto, consulenza psicologica e sostegno rivolto alla rete parentale coinvolta.
RESPONSABILE DI RIFERIMENTO:
SONIA OPPICI
Telefono: 02-29.524.761
E-mail:
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